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LA SCINTILLA DEL VIVERE: COMICOTERAPIA CON GLI ANZIANI

LA SCINTILLA DEL VIVERE: COMICOTERAPIA CON GLI ANZIANI

LA SCINTILLA DEL VIVERE: COMICOTERAPIA CON GLI ANZIANI

All’anziano non resta che immedesimarsi nel ruolo, in questa gestalt che viene approntata per lui.

E’ come se il concetto di usa e getta si fosse trasferito sulle persone.

Con la cosiddetta pandemia, poi, le condizioni sono peggiorate notevolmente: abolite o fortemente limitate anche le visite parentali, agli anziani non è rimasta altro che la prospettiva della paura e della morte e questo è, per noi, intollerabile.

Eppure, con l’allungamento della vita media, l’anziano potrebbe avere molte opportunità per avere una qualità della vita migliore di quella che normalmente si dà per scontata.

Un ausilio può venire da forme di coinvolgimento basate sull’emotivo, sull’espressione della creatività, della vitalità ancora presente.

La comicoterapia (ma sarebbe più corretto chiamarla gelotologia, dal greco ghelos, risata) può essere un valido aiuto nel trattamento degli anziani.

Basata sulla PsicoNeuroEndocrinoImmunologia ( la nuova branca della medicina che spiega gli strettissimi legami neuroendocrini tra emozioni e sistema immunitario), la gelotologia rappresenta un nuovo modello di prevenzione, riabilitazione e terapia.

Quando si ride si fa un grande servizio alla propria salute: si osservano una migliore circolazione, migliore funzionalità gastrointestinale, migliore respirazione, maggior irroramento sanguigno a livello encefalico.

E’ evidente, inoltre, un beneficio per la mente (miglior chiarezza di pensiero, allenamento ad usufruire della parte destra del cervello, sviluppo del diverso punto di vista, ecc…), un beneficio a livello di vitalità ed energia.

Inoltre, mediante le pratiche del comico, l’ironia e l’autoironia si possono sdrammatizzare i luoghi comuni ed i problemi legati all’anzianità, quali la malattia, la solitudine, la mancanza di stimoli, la depressione, persino la morte, contribuendo a prevenire le manifestazioni degenerative senili.

Le pratiche della comicoterapia vengono svolti da personale specializzato, i gelotologi ed i cosiddetti Clown Dottori, persone che -possedendo un bagaglio specifico, solarità ed energia vitale- sono in grado di mutare, in senso molto positivo, i contesti nei quali sono chiamati ad operare.

Il gelotologo o il Clown Dottore può lavorare sia con gruppi di pazienti, nel caso di Centri Diurni, in forma laboratoriale; sia con la singola persona anziana nella stanza dell’eventuale degenza.

Il ridere come scintilla vitale

Abbiamo il sospetto che la più nota delle demenze senili, la sindrome di Alzheimer, sia uno dei risultati psicosociali della nostra civiltà, del ruolo che l’anziano è costretto a vivere.

Come è noto si tratta di una malattia al momento non curabile farmacologicamente, esplosa in occidente negli ultimi due decenni.

Si dice che sia una malattia genetica, ma non è mai stato dimostrato.

Recentemente, il dottor Hugh Hendrie dell’American Psychiatric Association di San Francisco ha dimostrato che lo stile di vita e l’alimentazione influiscono molto sullo sviluppo della sindrome.

Siamo convinti che un contesto amorevole, una sana vita di relazione, un cibo sano, un ambiente non inquinato, un lavoro soddisfacente siano la migliore prevenzione a questa, come ad altre malattie.

Comunque sia, il problema resta: come affrontare “il tedesco che fa perdere la testa ”? Come contrastare e rallentare la perdita di funzionalità, di autonomia, di coscienza, visto che i farmaci sono inefficaci e quindi (a causa dei pesanti effetti collaterali) abbastanza dannosi?

Ridere per vivere

Non è un semplice slogan.

E’ il nome dell’Associazione che in Italia ha sperimentato la comicoterapia in modo compiuto e su diverse tipologie di anziani.

Esperienze concrete, condotte per anni, attentamente monitorate, che hanno evidenziato la bontà dell’intuizione di usare il grimaldello del ridere per aprire passaggi inusitati ed insperati verso una migliore qualità della vita, per gli anziani coinvolti.

Raccontiamo due esperienze.

La prima, condotta a Roma in un Centro di Sollievo per persone affette da demenze senili, appartenente alla ASL RM E.

In questo progetto gelotologi e clown dottori si sono dati alcuni obbiettivi quali: usare l’umorismo, il gioco, il contatto empatico verbale, non verbale, il contatto fisico, la comicità in esercizi-gioco per: canalizzare gli stati emozionali negativi: ansia, aggressività, apatia, tristezza; per strutturare percorsi ludici di orientamento spaziale; per rieducare alla manualità; per intervenire sullo schema corporeo nel tentativo di recuperarne la consapevolezza funzionale; per fornire ancoraggi comportamentali finalizzati al recupero delle abilità relazionali.

I ragazzi degli anni ‘30

Con i degenti, che venivano chiamati affettuosamente Ragazzi degli anni 20, il lavoro è stato proficuo.

Nel gruppo di circa 25 ( ! ) , tenuto da tre Clown Dottori, erano ammessi, anche gli operatori di base del Centro, in due incontri a settimana di circa due ore. Ci si accorse presto come fosse possibile, velocemente, mutare segno agli stati emozionali negativi coinvolgendo anche il personale di servizio, come elementi di ancoraggio, mutando anch’essi in portatori del sorriso e del riso.

Vennero prese in considerazione vari rischi: il fatto che gli anziani con demenza vanno facilmente in confusione (come avrebbero reagito ai nostri strambi vestiti e trucchi? ); la loro pigrizia (come superarla senza essere invadenti? ); la loro autocentratura ( come creare gruppo? )

Fu elaborato un protocollo di lavoro, piuttosto rigido nella consecutio, negli orari, nelle attività per dare riferimenti costanti anche in un lavoro ai loro occhi probabilmente avulso dalla loro esperienza.

La strada che fu scelta è stata quella di tentare di riabilitare la sfera cognitiva, mediante ancoraggi alla forte emozione positiva del ridere, secondo il meccanismo psicologico dell’apprendimento stato-dipendente.

E’ questo un fenomeno piuttosto conosciuto per il quale una persona in uno stato alterato della coscienza o esposto a forti emozioni apprende e ritiene facilmente i ricordi legati a quelli.

Che il ridere sia una emozione positiva molto potente (e forse un leggero stato alterato della mente) è evidente.

I primi risultati positivi, molto promettenti si sono visti presto, nel generale migliorato atteggiamento di socializzazione, nel “risveglio” di alcuni Ragazzi di tipo più parkinsoniano ( dotati di tratti più catatonici ), nella rinnovata verve dei più lievi.

Leonardo Spina

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