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IPNOSI REGRESSIVA ALLE VITE PRECEDENTI: UN VIAGGIO TRA PASSATO E FUTURO

IPNOSI REGRESSIVA ALLE VITE PRECEDENTI: UN VIAGGIO TRA PASSATO E FUTURO

IPNOSI REGRESSIVA ALLE VITE PRECEDENTI: UN VIAGGIO TRA PASSATO E FUTURO

Dall’ ebook di Sonia Fioravanti

Ipnosi regressiva alle vite precedenti: un viaggio tra passato e futuro.

 

Quando un ricercatore si pone con gli occhi dell’ “allievo” di fronte a ciò che sta osservando, allora  riesce ad incontrare la Natura nelle sue Verità, anche quando queste mettono in discussione i cardini su cui poggia  la scienza accademica. Bruce Lipton, biologo cellulare di fama mondiale, è uno degli esponenti più noti di quella che viene definita oggi “Nuova Biologia”. Nel suo testo, La biologia delle credenze, ci dice:

 

Le cellule mi hanno insegnato che siamo parte di un tutto, e se lo dimentichiamo lo facciamo a nostro rischio e pericolo. Ma ho anche riconosciuto che ognuno di noi possiede un’identità biologica unica. Perchè? Che cosa rende unica la comunità cellulare di ogni individuo? Sulla superficie delle nostre cellule c’è una famiglia di recettori dell’identità, che differenziano un individuo dall’ altro.

 

Nel suo testo l’autore parla a lungo dei recettori posti sulla membrana cellulare, da immaginarsi come serrature su cui si incastrano le chiavi degli ormoni, dei neuropeptidi, del suono, della luce, delle emozioni… fino ad arrivare al confine che ci interessa: Recettori d’identità? Il nostro corpo possiede un luogo fisico che scarica la nostra identità??! Quindi la nostra identità non è dentro il nostro corpo, è all’esterno?

Per comprendere meglio, continuiamo con quanto ci dice Lipton, spostandoci su un gruppo di recettori la cui funzione è ben conosciuta nell’ambiente medico e da tutti noi:

 

“Un noto sottoinsieme di questi recettori, chiamati autorecettori  ( HLA leucociti antigeni umani), è collegato alle funzioni del sistema immunitario. Quando donate un organo, quanto più il vostro insieme di autorecettori corrisponde ai recettori della persona che riceve l’organo, tanto meno aggressiva sarà la reazione di rigetto scatenata dal suo sistema immunitario. Ma non troverete mai un donatore perfetto al 100%, perchè finora non sono stati trovati due individui biologicamente identici!”

 

Come spiega bene nel suo libro, non sono certo i recettori a contenere l’identità di un individuo, né tantomeno la cellula…i recettori scaricano l’identità dall’esterno, dall’ambiente. E la metafora che  Lipton usa è davvero chiara:

 

Pensate al corpo umano come ad un televisore. Voi siete l’immagine sullo schermo. Ma la vostra immagine non proviene dall’interno dell’apparecchio televisivo: la vostra identità è una trasmissione, proveniente dall’ambiente, ricevuta attraverso un’antenna.

Un giorno accendete la TV e scoprite che il tubo catodico è esploso. La vostra prima reazione sarà: “Diavolo, il televisore è morto!” . Ma l’immagine è forse morta insieme al televisore? Per rispondere a questa domanda, prendete un altro televisore, inserite la spina,lo accendete e lo sintonizzate sullo stesso canale che stavate guardando prima che il tubo catodico esplodesse.

Questa prova vi dimostrerà che l’immagine trasmessa è ancora nell’etere, anche se il vostro vecchio televisore è “morto”. La morte del televisore in quanto ricevitore non ha in alcun modo ucciso l’identità trasmessa dall’ambiente.

In questa analogia l’oggetto materiale costituito dal televisore corrisponde alla cellula. L’antenna televisiva  che riceve la trasmissione, rappresenta il nostro insieme di recettori dell’identità, e la trasmissione è il segnale ambientale!” 

Bruce Lipton, La biologia delle credenze, Macroedizioni

 

 

Si, non è facile pensare a noi come creature eterne: ma mentre rileggiamo le parole di Lipton più e più volte, non solo per essere certi di aver capito bene, ma per riprovare la felicità che quelle parole ci danno, mentre facciamo questo, noi resettiamo il nostro software, cambiamo le informazioni con cui siamo stati programmati. La morte non è la nostra fine, noi continuiamo ad esistere! Ecco come è stato usato lo strumento dell’Ipnosi regressiva da una signora proprio in relazione al problema della morte. Ecco come ha cambiato la sua programmazione.

 

 

STORIA  DI L.

L.era stata consigliata dalla sua terapeuta ad un esperienza di vita precedente. Era una signora molto dolce e molto triste. Aveva perso il suo amato compagno otto mesi prima, in pochissimo tempo per una grave malattia. Non riusciva ad accettare l’accaduto, ad elaborare la perdita. Aveva sviluppato una depressione, era in trattamento farmacologico e psicoterapico. “Perchè desidera fare questa esperienza? Quali sono le sue aspettative?” E’ una domanda di prassi, ma la risposta fu singolare :” Io non so se credere all’esistenza di vite precedenti. Ma se facendo l’ipnosi regressiva scopro che è vero, allora vuol dire che la sua anima continua ad esistere, che lui non è morto completamente…”

Durante la prima seduta, L. incontrò due esperienze di vite precedenti. Registrammo la seduta, non fece commenti  ma chiese di poter continuare ad esplorare altre vite. Tornò ogni tre settimane, per  sei volte, e ad ogni incontro  le vite esplorate erano numerose e significative. Stava meglio: aveva iniziato a diminuire i farmaci dopo un mese e mezzo fino a lasciarli completamente, ed aveva ripreso a frequentare delle amiche. Le avevo chiesto quale altro elemento cercasse per sentirsi completamente soddisfatta, aveva risposto che non sapeva di preciso ma sentiva che doveva continuare. Fino ad arrivare a quella seduta in cui L. disse commossa : “Non ho corpo…sono Anima…sono Anima…sento la coscienza di me espansa, sento amore ed unione…non sono sola, non esiste la dimensione della solitudine qui…sono felice!…”  Ci eravamo abbracciate al risveglio, e mi disse ridendo e piangendo insieme : “Ora so per certo che l’Anima è eterna!”

Fu la nostra ultima seduta.