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GEA RIDENS – NOVEMBRE 2022

GEA RIDENS – NOVEMBRE 2022

GEA RIDENS – NOVEMBRE 2022

la lettera di notizie de La Terra del Sorriso

In questo numero:

LA COMUNITA’ CHE CURA (parte prima)

di Sonia Fioravanti

E’ questa la definizione che usiamo da alcuni anni nella partecipazione a convegni, in laboratori e corsi di aggiornamento, per indicare una zona di confine nella quale è il livello di consapevolezza delle possibilità in gioco a costruire la realtà della salute o della malattia. Iniziamo il nostro viaggio in due tappe.

La medicina é un prodotto culturale

Diciamo subito che la medicina non è un sapere valido in assoluto, ma una costruzione socio-culturale. Possiamo dire che essa è un insieme di credenze sull’ Universo e sulla posizione che in esso vi occupa l’essere umano, ereditate dal paradigma newtoniano-cartesiano, un sistema di pensiero fondato sul lavoro dello scienziato britannico Isaac Newton e del filosofo francese Renè Descartes. L’universo meccanicistico dell’uno ed il dualismo assoluto tra mente e materia dell’altro sono stati responsabili della negazione totale di un approccio olistico agli esseri umani, alla società e alla vita su questo pianeta.

Dovremmo sempre ricordare che le conoscenze, le categorie interpretative e gli strumenti di cura delle malattie della nostra medicina non rappresentano né la verità assoluta, né l’unica verità, ma semplicemente un modello culturale, uno schema, che considera il corpo soltanto materia, da curare con cose materiali, come farmaci ed interventi chirurgici; la mente, le emozioni, non sono usate nei processi di cura. Viene accettato che possano entrarci qualcosa nel causare la malattia, ma non viene considerata la possibilità di curare attraverso di esse. E per quanto riguarda lo spirito, questo è ancora lasciato come appannaggio del sacerdote e dei miracoli.

La decontestualizzazione e l’assenza di significato della malattia

“Il malato non sa niente della sua malattia., basta lo sappia il medico che è il legittimo roprietario.

Se quello che giace sul letto d’ospedale è una malattia o un organo malato e  non un uomo, è chiaro che non occorre che sia a conoscenza di quel che sta accadendo in quel corpo; né una malattia avrà bisogno della partecipazione di parenti e amici per guarire, basta che resti il più possibile in silenzio, sul letto, in attesa che gli operai della salute passino a riparare il guasto…”

Franca Ongaro Basaglia, Le parole della medicina, Einaudi, 1982.

Nella nostra cultura vi sono due momenti operativi che determinano l’ingresso della persona nel ruolo di “malato” : l’esclusione dal suo contesto di vita ed il considerare la malattia solo sul piano materiale.

Due momenti che comportano la totale perdita di potere della persona rispetto a sé stessa.

Durante un ricovero i ruoli che la persona riveste nella vita e che definiscono la sua identità non hanno più valore, vengono ignorati: la persona diventa solo “il malato”, ed il suo ruolo nella relazione con chiunque altro da quel momento diventa di non parità. Peggio ancora, vi è  il cambiamento del consueto “sentirsi” dentro, la separazione da come fanno “sentire” i rapporti interpersonali, le attività, i ruoli, le situazioni piccole e grandi con i quali nella vita vengono tessuti le trame complesse dell’ identità… ci si “sente” solo “malati”. (fine della prima parte)

IL CONTRODOLORE

di Leonardo Spina

Nei nostri studi sull’umorismo ci siamo imbattuti in un curioso pamphlet futurista intitolato “Il Controdolore”. Le poche pagine del saggio, rilette oggi, si rivelano in qualche modo geniali.

L’autore, Aldo Palazzeschi, poeta famoso per la sua strampalata poesia La Fontana Malata (Clop, clop, clop…) con la tipica grinta futurista, ci parla del ridere…

Dapprima evoca il Dio Creatore: lo vede come un ometto normale, rotondetto, gioviale      ( perché –se proprio lo vogliamo raffigurare umano, a nostra immagine e somiglianza- ce lo dobbiamo raffigurare con la barba lunga i capelli bianchi fluenti, accigliato e imperativo ? ) L’Essere Supremo gioisce della propria creazione …

Egli mi guarda ridendo a crepapelle, la sua divina faccettina (…) s’illumina di una risata infinita ed eterna; perché dovrebbe questo spirito essere la perfezione della serietà e non quella dell’allegria ? Secondo me , nella sua bocca divina, si accentra l’universo in un eterna motrice risata. egli non ha creato per un tragico, malinconico o nostalgico fine, ha creato perché ciò lo divertiva !”

 L’autore ci racconta poi del sistema solare come di un gioco di biglie giganti e del nostro pianeta come di un campo diviso in due da una siepe di spine…il dolore…

Noi siamo di qua, e al di là di quella, c’è la gioia infinita !

Palazzeschi ci invita senza indugio ad attraversare la siepe del dolore per giungere a quella gioia suprema…

Intuiva, il poeta, quello che oggi ci è chiaro: è il nostro atteggiamento verso le cose a crearle in un modo o nell’altro: la nostra energia, la vibrazione che mettiamo nel vivere ci restituisce gioia e serenità o dolore e problemi.

Alla fine del pamphlet, in un curioso decalogo di modi per evitare la mortifera serietà, ci esorta a “ …trasformare gli ospedali in ritrovi divertenti, mediante five o’clock tea esilarantissimi, cafè chantants, clown, (…) per suscitare tra gli ammalati una infinita gaiezza…”

Palazzeschi non sapeva niente di PsicoNeuroImmunologia e nemmeno di gelotologia (comicoterapia) però aveva compreso un sacco di cose…nel 1914.

Notizie da La Terra del Sorriso 2.0

Continua il nostro lavoro di divulgazione e formazione.

25 novembre ore 19 diretta Facebook di Leonardo Spina

per la presentazione del workshop di gelotologia (comicoterapia) interattivo on line

RISUS MAXIMUS 3.0.             Il laboratorio serve a :

  • Uscire dal Paradigma della Valle di Lacrime: ritrovare il sorriso ed il riso perduti o attenuati.
  • Allargare l’area della coscienza in relazione ai rapporti corpo/mente.
  • Superare ansie, paure ed angosce.
  • Attivare il sistema immunitario ed altre funzioni vitali.
  • Rendere più brillante la propria personalità.
  • Imparare a sdrammatizzazione le situazioni negative.
  • Offrire empowerment alla propria personalità .
  • Imparare a risolvere conflitti nella cerchia delle proprie relazioni sociali.
  • Prendersi meno sul serio.
  • Imparare ad osservare i molteplici punti di vista.
  • Conoscere le modalità per procurarsi il ridere, attraverso il cinema, il video, il cabaret, la

             letteratura umoristica.

  • Imparare ad essere spiritosi.

10-11 dicembre, Roma, Sonia Fioravanti tiene il suo workshop “DALL’IPNOSI REGRESSIVA (VITE PRECEDENTI) ALL’IPNOSI MULTI-DIMENSIONALE” una ricerca utile e appassionante.

L’ipnosi alle vite precedenti è un territorio di confine, una porta di passaggio tra i diversi ologrammi dell’esistenza che un’Anima ha sperimentato (e sperimenta) per dar vita al suo compito.

 L’idea di un karma, inteso come legge causa – effetto che spinge l’essere umano verso apprendimenti necessari all’evoluzione dell’Anima, ha fatto sì -nella nostra cultura- che l’ipnosi alle vite precedenti venga richiesta prevalentemente come strumento per sciogliere blocchi nelle relazioni, comprenderne le dinamiche, compensare antiche azioni negative e compiti lasciati in sospeso.

Generalmente questo è il punto di partenza della ricerca, le persone chiedono di conoscere le proprie vite per capirsi meglio in quella presente e vivere liberi.

10-11 dicembre ERRATA CORRIGE nella scorsa Gea Ridens avevamo annunciato il laboratorio “AUTOGUARIGIONE: come aver coscienza di sé e vivere in saluteche invece è rimandato al 14-15 gennaio.

Info 3479001526 – info@laterradelsorriso.net

Ricorda!

“COMICI SBALORDITI PIONIERI” Parlare di pace in tempo di guerra: se non lo hai già fatto, prenotalo!

Il romanzo verità di Leonardo Spina, che racconta la vera storia della missione umanitaria in Afghanistan con i clown dottori nel 2002, in piena guerra. Ironia, passione ed emozione contraddistinguono la narrazione di un evento irripetibile che Berlusconi e i servizi segreti non volevano che accadesse.

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