Che cosa stai cercando?

In ricordo di Giulietto Chiesa

In ricordo di Giulietto Chiesa

In ricordo di Giulietto Chiesa

Ho conosciuto Giulietto all’aeroporto di Fiumicino. Era il settembre 2017.

Tornava dalla sua amata Russia ed aveva un impegno con Homo Ridens, la nostra associazione.

Lo avevo contattato qualche giorno prima attraverso il comune amico Giorgio Mazzerelli, per chiedergli di venire ad Ostia, nel Teatro del Lido, per un dibattito a margine della proiezione del nostro film “Clownin’ Kabul” . Al telefono m’era parso burbero ed un po’ distante ma s’era fatto spiegare nel dettaglio il film, di cui aveva un vaghissimo ricordo, poiché -in effetti- era uscito nel 2002.

Si convinse a venire quando gli spiegai che la proiezione non voleva commemorare, 15 anni dopo, l’epopea della missione di 21 clown dottori nella guerra afghana, quanto per tornare ad attirare l’opinione pubblica sul fatto che la guerra, appunto, dopo 15 anni era ancora attiva, con la collaborazione italiana, e mieteva vittime.

A Fiumicino il volo era in ritardo; Sonia, fuori con l’auto, non poteva sostare più di 15 minuti, quindi era costretta ad uscire e rientrare nel parcheggio.

La mia ansia cresceva, poiché il film era programmato per le 21 e come minimo, al povero Giulietto bisognava offrire la cena, già prenotata nello scrigno del nostro territorio, il borgo medievale di Ostia Antica.

Alla fine eccolo arrivare, con i baffi più folti del solito, l’aria stanca e l’impressione che non fosse proprio felice di partecipare, ma lo facesse un po’ per dovere.

Ecco il personaggio. C’era da svegliare qualche coscienza?  Cascasse il mondo, fondessero fusi orari, cadesse l’intera aeronautica Lui era presente.

In auto cerco di spiegargli un po’ chi siamo, la nostra storia di guarigione, la comicoterapia, il nostro rifiuto del sistema balordo che ci troviamo a vivere. Pian piano lo vediamo rilassarsi, gli spunta persino un sorriso, il suo sorriso sornione, quando gli raccontiamo di un Berlusconi gabbato e sconfitto dai clown dottori, mentre teneva gli interim del Ministero degli Esteri.

Ma il sorriso si fece pieno e l’espressione persino  di meraviglia infantile quando entrò nel Borgo di Ostia Antica. “Ma guarda Roma com’è, -ci disse- ci sono meraviglie come questa e non le conosce nessuno!” Se la volle girare tutta la cittadella, prima di sedersi con noi a mangiare del pesce.

Ci iniziò a fare domande, aveva capito di avere davanti due persone non comuni, con una storia vera ed interessante da conoscere…Sembrava un’intervista e mentre parlavamo, nel vicolo antico, sotto l’ombrellone la gente passava, sbirciava e, riconoscendolo, lo  salutava. Rise alle mie battute su Pandora Network, mentre l’ora si faceva tarda ed iniziavano ad arrivare telefonate dal teatro, dove già la gente affluiva. Prima di lasciare il Borgo ci confessò la sua intenzione: riunire 100 saggi da tutto il paese per ripensare il mondo, per rovesciare il paradigma del neoliberismo e liberare l’umanità. Una visione colossale e fattibile, per uno come Lui. Salendo in auto ci folgorò (e ci fece inorgoglire oltremodo): “Tra quei saggi mi piacerebbe ci foste anche voi…” .

Il teatro era tutt’altro che gremito, una trentina di persone in tutto. In cuor mio maledissi gli ostiensi, pensai male degli amici assenti, feci persino qualche telefonata. Ma Lui niente, un vero signore, si sedette accanto a noi, nel buio della proiezione.

Clownin’ Kabul ha il primato del film scioglicuori e caccialacrime e nemmeno Lui, il rude ligure, che aveva visto guerre e rivoluzioni fu esentato dall’inumidir di occhi.

Poi, a luci accese, eccolo in forma, come un guerriero che pregusta la battaglia, in piedi, accanto al palco a spiegare agli scioccati ostiensi cosa bolliva in pentola nei grandi potentati e cosa poteva serbarci il futuro che -noi sappiamo- lui vedeva fosco.

Eccolo lì, a mezzanotte passata, accomodato sul sedile accanto mentre sfrecciamo per via Cavour, che ancora domanda, stupendosi per non aver saputo, a suo tempo, di quella strana incursione di gioia nella maledetta guerra afghana. Il saluto fu caloroso, un abbraccio, addirittura, forte, per due estranei conosciutisi 5 ore prima.

Eppure per me Giulietto estraneo non era. Rappresentava la luce di un faro su di una costa oscura che nella notte avverte: qua ci sono io. Puoi anche non venire da me, ma sappi che io sono qui.

La sua coerenza, che lo ha portato a parlare in pubblico fino a 4 ore prima del fermarsi del suo cuore, lo rende eroe moderno, mai abbastanza ringraziato.

PS: i 100 saggi sono una realtà, si chiama Centro di Gravità, e ne sentirete presto parlare tutti.